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Yann Horowitz'Angola'
Jenkem porta ancora una volta la bontà, questa volta sotto forma di questa nuovissima parte e dell'intervista di accompagnamento del radicale sudafricano Yann Horowitz. Presentare in anteprima una parte nuova di zecca da un video in uscita non è una cosa importante di questi tempi, anche se è crudo come questo, ma combinare quella stessa formula collaudata in concomitanza con il mese del Pride e intervistare uno degli unici due maschi "out" skateboarder professionisti, è un ottimo esempio di quanto lontano siano arrivati gli atteggiamenti nella nostra sottocultura, un tempo cavernicola.
A parte la politica LGBT, questa è una parte davvero importante. Lo skateboarding di Yann ha (per favore scusate lo sfortunato giro di parole) ha tutto a che fare con chi gli piace; si scatena seriamente sui terreni più accidentati e rende duro l'eccellente Familia Skateboards. Le linee stradali ad alta velocità, i luoghi fai-da-te brutalmente robusti e gli stagni di anatre prosciugati più crostosi vengono tutti trattati come se fossero il granito catalano più liscio, buttati in uno schianto di Londra che scricchiola il cranio e avrai una selezione di terreno asperosa come abbiamo visto tra molti anni.
L'intervista che accompagna il pezzo, data la tempistica della sua uscita, si concentra infatti sull'esperienza di Yann quando è cresciuto come skateboarder gay. Anche se deve essere faticoso per il ragazzo mantenere il ruolo di portavoce omosessuale non ufficiale dello skateboard, a suo immenso merito capisce che ci sono altri ragazzi che stanno attraversando gli anni difficili che ha vissuto da adolescente e le sue parole potrebbero offrire un briciolo di conforto. E per quelli di voi che non sono gay? Beh, se non lo hai già fatto, forse questo ti aiuterà a capire che siamo tutti solo skateboarder, indipendentemente da chi troviamo attraente, solo che la maggior parte di noi non è brava come Yann.